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Tonno rosso da allevamento (insostenibile)

Immagine del redattore: Alessandra MazzottaAlessandra Mazzotta

Aggiornamento: 25 feb

Torino, 21.2.2025

Rete da circuizione per la cattura dei banchi di tonno rosso

E se vi dicessimo che si stanno allevando leoni di lusso per il consumo alimentare nei paesi più ricchi? Non ci credereste, giustamente (diamoci il tempo). Ma se invece dei leoni parlassimo del tonno rosso, predatore apicale del Mediterraneo? Purtroppo questo è cronaca: è già diventato uno dei business più insostenibili, incredibili e redditizi degli ultimi anni.


Lo ambientiamo a Malta, nelle cui acque si concentrano 26 delle cento gabbie marine da ingrasso del Mediterraneo, centro di questo grande commercio che porta tonni rimpinzati con "pesce-foraggio" (sardine, acciughe, sgombri) sui mercati asiatici, soprattutto del Giappone, dove il tonno di lusso può arrivare a costare 9.000 euro al chilo.

Questo ancora è niente: volete sapere quanto pesce azzurro serve per produrre un chilo di tonno ingrassato? 15 kg. Con cifre le cui moltiplicazioni fanno venire i brividi: per produrre 45-50.000 tonnellate di tonno rosso all'anno, tanto viene esportato in Giappone, Stati Uniti e Canada, vengono utilizzate circa 134.000 tonnellate di pesce azzurro - più di un terzo dell'intero pescato nel Mediterraneo.


Un colossale patrimonio alimentare sacrificato per il profitto di pochissimi ricchi, un esproprio massiccio di pesce azzurro sano ed economico da mari sempre meno pescosi, che potrebbe provvedere a milioni di pasti più frugali. Pescato in un mare, lo ricordiamo, dove circa l'80% degli stock ittici è sovra-sfruttato, con alcune specie al collasso a causa della pesca intensiva e dove l'aumento delle temperature per via dei cambiamenti climatici ne sta causando la tropicalizzazione, con alcune specie che emigrano in cerca di acque più fresche, e altre invasive che arrivano alterando gli ecosistemi locali. E quando il pesce azzurro non basta per la dieta bulimica dei tonni allevati in gabbia, ecco che il cibo giunge da Cina, Messico e alcune zone inquinate del Mar Baltico.


Continuando con il capitolo logistica, da dove arrivano i tonni? Malta ha stretto accordi commerciali con le marinerie di mezza Europa, così che il tonno allevato possa essere pescato anche alle Baleari, a più di 1.300 chilometri di distanza. I banchi di tonni si catturano e si rimorchiano (come nella foto in alto) fino alle gabbie maltesi, impiegandoci anche quattro settimane. E non importa che nella traversata muoia una grande quantità di tonni, anche il 40 per cento del carico.

Una volta trasferiti nelle enormi gabbie marine, i tonni vengono ingrassati per 3-4 mesi prima dell'esportazione, quando il loro peso arriva ai 300/320 chili.


Malta è diventata il centro di questo commercio, con 26 gabbie controllate da sei aziende principali. Il sistema è afflitto da problemi di trasparenza e controllo, con frequenti violazioni delle quote e manipolazioni dei dati. Inoltre, la scarsità di pesce azzurro sta spingendo gli allevatori a importare "foraggio" da luoghi distanti, talvolta anche da zone con alte concentrazioni di inquinanti.


L'impatto ambientale è significativo: oltre al depauperamento degli stock di pesce azzurro, l'allevamento del tonno produce elevate emissioni di CO2 e causa inquinamento marino nelle zone circostanti le gabbie. Il sistema sta anche danneggiando i piccoli pescatori locali, esclusi dalle loro zone di pesca tradizionali.

Gli esperti definiscono questa pratica paragonabile all'allevamento di leoni di lusso per il consumo alimentare. Diamoci il tempo. Nel frattempo il pranzo è servito: sushi e sashimi per le poche tavole dei più ricchi.


Fonte: "L’insensato commercio del tonno leone" - Marzio G.Mian, Nicola Scevola e Julia Amberger, Le Temps - Internazionale, Inchiesta numero 1597 del 17 gennaio 2025

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